Noi pensiamo che lo sciopero sia lo strumento estremo dei lavoratori per farsi valere quando non si riesce ad arrivare alla risoluzione dei problemi tramite il confronto e la contrattazione. Ed è la vera, unica arma forte in mano ai lavoratori uniti per riequilibrare il divario di potere nei posti di lavoro.
Ma proprio perché lo sciopero è una cosa importante e seria deve, crediamo, rispettare almeno tre requisiti: 1) deve unire i lavoratori, non dividerli; 2) deve avere obiettivi concreti, raggiungibili e misurabili, non ispirarsi a principi astratti di derivazione politica o, peggio, ideologica ; 3) infine, per risultare efficace, deve essere realmente partecipato dai lavoratori, non solo dichiarato come tale, magari con grande enfasi mediatica.
Se non ci sono, insieme, questi tre requisiti, allora lo sciopero non produce cambiamento a favore dei lavoratori. In altre parole, è inutile se non dannoso per i lavoratori stessi.
Lo sciopero proclamato separatamente dalla CGIL di Camusso non è uno sciopero che rispetta questi requisiti che sono indispensabili, e che qualsiasi apprendista sindacalista conosce.
È uno sciopero separato e che separa. Che divide i lavoratori innanzitutto, perché chi l’ha proclamato ha rifiutato di costruire un percorso unitario con gli altri sindacati, nonostante molte categorie lo stiano invece facendo. .Ma c’è di più. Un’organizzazione che prima annuncia lo sciopero e solo dopo invita gli altri sindacati ad aderire, compie un atto di arroganza e di mancanza di rispetto.
È uno sciopero che non ha obiettivi concreti e dunque non è neppure misurabile in termini di efficacia rispetto ai risultati raggiunti (come del resto tutti gli altri scioperi politici separati proclamati negli ultimi anni). In questo senso, la CGIL ha scelto di essere “cinghia di trasmissione” della minoranza del partito di maggioranza del Governo.
Infine, è uno sciopero che, visti anche i precedenti, rischia di essere tutto fuorché “generale”.
Perché una scelta di mobilitazione ha bisogno di un vero percorso condiviso di informazione e coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori per individuare insieme le iniziative da realizzare. Non basta proclamarlo di fronte ai mass media e chiamarlo “generale”.
In questo tempo – con le difficoltà che il Paese affronta, le migliaia di persone che quotidianamente vedono a rischio il loro posto di lavoro, con tutti quelli che il lavoro lo hanno già perso e vivono drammi sociali -, la scelta dello sciopero separato, presa in solitudine e fondata esclusivamente su presupposti politici, ha l’unico effetto di danneggiare i lavoratori e di rischiare di distruggere il movimento dei lavoratori.
Noi pensiamo invece che sia necessario ricostruire una forte unità dei lavoratori, fondata su una strategia di emancipazione del lavoro e di cambiamento a favore dei lavoratori. Per fare questo è non solo utile ma indispensabile l’unità dei sindacati.
Perciò, scegliendo di andare da sola, la CGIL si sta assumendo una grande responsabilità. Che non è degna della gloriosa storia di quello che nel nostro Paese viene considerato un grande sindacato.
Vicenza, 15 novembre 2014
Gianfranco Refosco, segretario generale CISL di Vicenza