Il Veneto è la regione d’Italia dove si riscontra il rapporto più alto tra lavoratori dipendenti e lavoratori a voucher: nel 2014 ogni 12 lavoratori dipendenti (compresi domestici e pubblici) è stato registrato un voucherista mentre per ogni dipendente sono stati venduti 6 voucher.
In Lombardia nello stesso anno il consumo dei buoni-lavoro è stato di molto inferiore: 1 voucherista ogni 23 dipendenti, 3,6 voucher venduti ogni dipendente.
Un record di cui c’è poco da vantarsi: l’uso regolare, positivo, del voucher progressivamente sconfina nell’abuso, fino a diventare una comoda copertura del lavoro nero in tutti i settori.
“Si sono snaturate le sue finalità- ha denunciato Onofrio Rota- e i buoni lavoro, che tra il 2008 ed il 2011 avevano permesso di regolarizzare in Veneto migliaia di piccole prestazioni occasionali come ad esempio il lavoro di vendemmia e la raccolta della frutta che occupava per qualche giorno studenti e pensionati oppure la distribuzione di volantini pubblicitari, si sono trasformati in uno strumento per coprire il lavoro nero – “un voucher al giorno toglie l’ispettore di torno” – ma, peggio ancora, hanno incentivato la frammentazione dei rapporti di lavoro in modo da giustificare il loro pagamento con questa forma di retribuzione. Potremmo ribattezzarli voucher del cattivo-lavoro”.
I danni per i lavoratori coinvolti sono notevoli “con sei mesi di lavoro pagato con voucher (9.333 euro lordi, il tetto annuo) si accantonano all’Inps gli stessi contributi previdenziali che si maturano in due mesi di lavoro pagato mille euro- ha spiegato Vanna Giantin, esperta della Cisl in materia di previdenza- senza contare che non si ha diritto agli Assegni famigliari, alla Naspi né- se si è poveri- all’Asdi. In pratica, un lavoratore retribuito solo con voucher per maturare la pensione con i requisiti minimi dovrebbe lavorare 126,5 anni ”.
All’opposto la tutela sugli infortuni. “Con un solo voucher in tasca – ha spiegato Rota- il lavoratore beneficia di indennità e rendite pari a quelle di cui ha diritto un lavoratore. Bene per il voucherista, male per la collettività che si assume tutti i costi a fronte di un versamento all’Inail di 0,70 centesimi, ma soprattutto bene per il datore di lavoro che si assicura con 10 euro rispetto ad ogni evenienza, compreso infortunio in itinere e mortale”.
Da qui la campagna Stop Voucher! Dal 2 maggio è attivo il Numero Verde 800 995 035, a cui i voucheristi possono raccontare e denunciare la loro esperienza nella massima riservatezza. Le informazioni raccolte, senza citare i nomi, ci serviranno a completare il dossier che intendiamo inviare al Ministero del Lavoro, alla Regione e all’Inps. Chi vuole potrà avere informazioni utili per far valere i propri diritti.
“La Cisl- ha specificato Rota- non è a priori contraria ai voucher. Il nostro obiettivo è che il loro utilizzo venga riportato alle finalità per le quali sono stati introdotti anche nel nostro paese: regolarizzare i lavoretti occasionali e di tipo accessorio. Ora invece è il lavoratore a diventare occasionale”. Bene quindi l’impegno del ministro Poletti per la loro tracciabilità, ma serve anche portare la quota dei contributi previdenziali al 27%, effettuare un monitoraggio permanente e soprattutto ripristinare nella norma il concetto di “occasionalità” cancellato nel 2012 dalla riforma Fornero e che ha abbattuto ogni argine di contenimento.
Bene questa mobilitazione . E’ sperabile che possano essere sentiti racconti, perchè succedono fatti che è difficile denunciare da chi li vive. C’è bisogno di lavoro ….. e chi non è sicuro di averlo si piega a tutto e non solo gli immigrati , ma anche giovani , donne e anche uomini ….